1. La scelta dei poveri: La Chiesa nasce dall’amore di Dio Padre, che manda tra noi Suo Figlio per renderci in Lui figli grazie al dono dello Spirito Santo. È quest’amore trini- tario che ci fa nuove creature, capaci di amare e servire chi ha più bisogno, riconoscendolo in tutta la sua dignità di persona. Da parte sua, Cristo, che rivela l’uomo all’uomo (cf. Gaudi- um et Spes 22), ci chiama a riconoscerlo nei poveri e ad amarli, vivendo quest’impegno come scelta prioritaria di ognuno di noi e della Chiesa tutta (cf. Mt 25,31ss). La Chiesa della Trinità è la Chiesa dei poveri e per i poveri.
2. La scelta della povertà: porsi al servizio dei poveri implica la condivisione della loro vita, l’“essere con” loro prima ancora dell’“essere per” loro, rispettandone e promuovendone i diritti. Da qui scaturisce l’esigenza di una Chiesa povera e serva dei poveri, senza orpelli e libera dalle seduzioni della ricchezza e del potere. Una Chiesa in stato di continuo rinno- vamento e riforma, come chiede il Concilio (cf. Unitatis Redintegratio 6), tale che i suoi figli, a tutti i livelli, vivano la sobrietà, la semplicità, l’umiltà e la compagnia degli ultimi, nei loro bisogni e nelle loro sofferenze.
3. La Chiesa della carità: Chiesa dei poveri, chiamata a essere povera essa stessa, la Chiesa riconosce nella carità, che si fa servizio, la ragi- one delle sue scelte fondamentali e la prova della sua appartenenza a Cristo. La carità è costitutiva dell’essere ecclesiale, appartiene all’intima natura della Chiesa ed esige di
esprimersi tanto nella comunione fra i battez- zati a tutti i livelli, quanto nelle forme più diverse di servizio al prossimo. Da come vivia- mo la carità verso il povero si può misurare la qualità della vita di fede di ciascuno di noi e delle nostre comunità ecclesiali!
4. Il povero, soggetto ecclesiale: i poveri non vanno considerati solo come destinatari privi- legiati dell’azione caritativa della Chiesa, ma anche come soggetti ecclesiali, protagonisti del loro agire da uomini e da cristiani. Perciò va dato loro ascolto a tutti i livelli della vita ecclesiale, tessendo relazioni di autentica “am- icizia sociale”. In questo senso, nell’Enciclica Fratelli tutti Papa Francesco ci invita ad agire affinché «di fronte a diversi modi attuali di eliminare o ignorare gli altri, siamo in grado di reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale…» (n. 6).
5. la Chiesa deve vivere il primato della carità nelle diverse espressioni della sua vita, dalla parrocchia alla zona pastorale, alla diocesi, alle confraternite, ai movimenti e alle aggregazioni ecclesiali. Questo impegno ha anche un valore pedagogico, in quanto la comunità cristiana è chiamata a formare tutti i battezzati all’impeg- no caritativo come proprio dell’essere cristia- no, in ascolto della Parola di Dio e nella forza che promana dai sacramenti della fede.
6. Le opere segno: le “opere segno”, realizza- te dalla Caritas, nel loro sorgere come nella
loro attività ordinaria, sono espressione quali- ficata del volontariato, con il coinvolgimento generoso e ampio di battezzati e la collabora- zione di donne e uomini di buona volontà. Siano fatte conoscere quale stimolo di sensibi- lizzazione alle sfide della povertà e scuola di educazione alla gratuità del servizio agli altri, che va proposto come dovere intrinseco alla vita stessa del cristiano e di chiunque voglia realizzarsi come persona secondo il disegno di Dio*.
7. L’accoglienza: i “centri di ascolto” – tanto a livello diocesano, quanto nelle zone pastorali e nelle singole parrocchie in cui esistono e dove è bene che operino in costante collega- mento fra loro – siano effettivi luoghi di accoglienza, di ascolto e di accompagnamento delle persone in difficoltà, nel pieno rispetto della loro dignità, al fine di discernere e realiz- zare il progetto che Dio nel Suo amore ha su ogni persona e integrarla nella vita della soci- età e della Chiesa.
8. I presbiteri e la carità: in quanto ministri dell’unità della Chiesa i presbiteri diano privi- legiata attenzione alla Caritas come soggetto pastorale, decisivo per la formazione alla carità della comunità e dei singoli battezzati. È importante che essi riconoscano come dovere derivante dalla loro stessa identità e missione l’impegno di promuovere, sostenere e far conoscere la Caritas in tutti i suoi aspetti e particolarmente nel suo compito di formazi- one alla carità.
9. I diaconi, i religiosi e la carità: chi è stato chiamato al diaconato ricordi che sin dalle origini la Chiesa ha affidato ai diaconi il servizio delle mense, espressione e segno dell’esercizio assiduo e perseverante della carità, cui è chiamato tutto il popolo di Dio, e s’impegni a seguire e sostenere tutte le attività ispirate dalla carità. Analogamente si dica per i religiosi e le religiose, per vocazione chiamati a imitare Cristo nella povertà e ad amarlo servendo in modo peculiare i poveri.
10. I battezzati tutti e la carità: tutta la Chiesa è chiamata ad annunciare tutto il Vangelo a tutto l’uomo, a ogni uomo. Quest’annuncio è inseparabile dall’impegno caritativo di ogni battezzato, come chiede Gesù: “Come io ho amato voi, così amatevi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,34-35). Preghiamo, allora, perché sia così per ognuno di noi:
Donaci, Padre, di riconoscere in tutto l’iniziativa del Tuo amore.
Fa’ che, sapendoci amati da Te, ci sentiamo chiamati ad amare, cantando con la vita il cantico della carità gratuita e fedele.
Aiutaci a guardare il nostro prossimo con la comprensione e la misericordia con cui Tu guardi ciascuno di noi.
Rendici operatori di giustizia e di pace verso tutte le Tue creature, servi per amore dei più deboli e poveri fra i nostri compagni di strada.
Fa’ che per tutti possiamo essere un segno irradiante della Tua carità, che cambia il cuore e dona senso e bellezza alla vita.
Te lo chiediamo per intercessione di Maria, madre e modello della carità discreta, tenera e concreta, e di tutti i Santi, il cui esempio ci incoraggia ad amare con generosità umile e fedele. Per Cristo, nostro Signore.
Pasqua 2021
Bruno Forte
* Come avviene ad esempio nella Capanna di Betlemme a Chieti, che accoglie stabilmente più di sessanta persone senza fissa dimora, nella Casa Mater Populi Teatini per ragazze e donne sole in attesa, nell’Istituto San Camillo delle Figlie della Carità, che accoglie ragazze madri con i loro bambini, nella Casa Emanuela a Vasto per l’accoglienza dei detenuti in uscita dal carcere, nelle mense per i poveri, distribuite sul territorio diocesano, ecc.